Mia figlia ha cinque anni

domenica 18 marzo 2012
di  NLLG

Mia figlia ha cinque anni

Patrik Ourednik

Le Monde, 11 maggio 2009 : Il Reportage, 2, Aprile 2010

Traduzione di Elena Paul


Mia figlia ha cinque anni. È nata cinque anni fa. Era il 2004. È nata a Saorge, nelle Alpi Marittime. È appena un po’ più piccola di questo secolo, ma è buffa. Il secolo quanto a lui è sinistro e ridicolo. Ecco una delle differenze tra il secolo e mia figlia. Tra poco la differenza di età non si noterà più ma mia figlia non sarà né sinistra né ridicola. Me la immagino invece bella e triste. Non capirà che cosa le sta succedendo e in un primo momento ne sarà sorpresa. Per ora sa che se non capisce che cosa le sta succedendo ci penserà qualcun altro. È nata nel momento in cui il papa andava a Lourdes con la papamobile. Ah Giovanni Paolo aveva detto la salumiera. Com’è in gamba. Nel frattempo è arrivato un altro papa. Si chiama Benedetto. Anche lui viaggia con la papamobile. Il papa precedente era stato accolto a Lourdes dal presidente della Repubblica e da una folla festante. Era scritto su Le Monde. Anche il presidente della Repubblica è cambiato. Quello nuovo è ungherese. O ebreo. O greco. Ma prima di tutto francese. Mia figlia è nata mentre si inauguravano i giochi olimpici ad Atene. Il giorno in cui è nata in prima pagina su Nice-Matin c’era una foto con cinque grandi anelli formati da un gruppo di bambini e ragazzi. Gli anelli simboleggiano l’unità del genere umano. È la moltitudine dei corpi a conferire all’immagine la sua forza simbolica, è bene che gli esseri umani siano incatenati gli uni agli altri in quantità mentre un solo essere umano incatenato simboleggerebbe invece la privazione di libertà e la solitudine o l’assenza di umanità. La folla era già lì e la festa sarebbe cominciata presto perché di lì a poco il presidente della Repubblica sarebbe sceso dall’aereo presidenziale. Nel corso di questi cinque anni si sono susseguiti altri eventi. In questi cinque anni di vita che è la vita di mia figlia. Nuovi giochi olimpici si sono svolti in Cina. Le autorità cinesi hanno imprigionato gli elementi disturbatori e proibito la circolazione delle automobili affinché gli atleti potessero respirare aria salubre e dare il meglio di sé. Durante la cerimonia di apertura dei giochi un messaggio di pace fu indirizzato al mondo. Anche il papa auspica la pace nel mondo ma alla salumiera non piace il nuovo papa. Dice che ha una faccia da morto vivente. Non ho mai comprato un televisore e quindi non ho visto né la faccia da morto vivente del nuovo papa né le prodezze annunciate dai commentatori sportivi alla cerimonia di apertura dei giochi olimpici in Cina. Meglio una faccia da morto vivente che tutti quei coglioni con la barba ha detto suo marito. Ho trovato che l’immagine fosse divertente. A Saorge si vedono ancora alle finestre le bandiere con la scritta PACE, siamo molto vicini all’Italia. Sono comparse per reazione alla guerra in Iraq fatta dall’ex presidente degli Stati Uniti. Se non ci fossero più guerre che ne sarebbe della pace? La salumiera e suo marito hanno un solo televisore per seguire il papa in occasione dei suoi viaggi e le prodezze annunciate degli atleti. È grazie a Pierre de Coubertin che nel secolo scorso i giochi olimpici furono reinventati per evitare che la gente facesse la guerra quando non è assolutamente necessario. Se non ci fossero più guerre che ne sarebbe dei commentatori sportivi? C’è un tempo per la guerra e un tempo per la pace. Le nuove traduzioni dicono un tempo per uccidere e un tempo per guarire. Il che lascia supporre che non si possa uccidere e guarire allo stesso tempo. Che ci voglia un intervallo tra i due eventi. Al monastero di Saorge c’è un affresco intitolato Trattato di pace tra San Francesco e il lupo di Gubbio. L’iscrizione dice Un lupo ch’era un flagello del Signore per intervento di Francesco diventa tale quale un agnello. Ma una settimana fa un pastore in collera ha abbattuto un lupo. Era l’apertura di Nice-Matin: Il pastore in collera abbatte un lupo. Visto che non ci sono più lupi francesi li compriamo in Europa dell’Est anche se non bisogna più dire Europa dell’Est per non urtare la sensibilità degli europei che si considerano europei a pieno titolo. Bisogna dire I popoli dei nuovi paesi membri dell’Unione europea. L’Unione europea è stata ideata nella metà del secolo scorso come una sorta di giochi olimpici per evitare la guerra e che vinca il migliore. Gli atleti in Cina temevano di dover respirare aria viziata dall’anidride carbonica. Si parla molto di anidride carbonica perché la gente vuole addentare la vita a fondo ma una vita non inquinata. Sono nati l’agricoltura biologica e il commercio equo e solidale. I prodotti malsani sono stati messi all’indice e il ministro della salute intende apporre nuove etichette sulle bevande alcoliche per informare i consumatori sui pericoli dell’alcol. L’obiettivo finale del ministro della salute è il consumo zero di alcol da parte delle donne gravide. Consumo zero è un’espressione recente che significa nessun consumo o consumo nullo. Si parla anche di criminalità zero cioè niente criminalità. O ancora tolleranza zero cioè nessuna tolleranza. Ci sono molti bambini a Saorge ma negli ultimi tempi non ho visto donne gravide. Se un giorno il papa venisse a Saorge il ministro della salute o il presidente della Repubblica potrebbero dire per esempio che auspicano profondamente la guerra zero per l’umanità gravida di speranza. La guerra zero è come la criminalità zero ovvero nessuna tolleranza o come la tolleranza zero cioè senza quartiere. Il nuovo presidente degli Stati Uniti che è quasi nero ha dichiarato che gli agenti che avevano effettuato interrogatori assimilabili alla tortura nell’ambito della guerra contro il terrorismo non saranno perseguiti. Questo mi ha fatto tornare in mente le fotografie del tenente Lynndie England pubblicate all’epoca della nascita di mia figlia: una giovane non bella ma sorridente sullo sfondo di corpi nudi e nemici ammucchiati. Nel frattempo è stata condannata ma a quanto scrive il Chicago Reader i suoi amici si stanno mobilitando. Dicono di poter dimostrare grazie alla testimonianza di molti cittadini che prima di arruolarsi nell’esercito Lynndie England andava regolarmente a messa. I suoi amici dicono che non è affatto un mostro e dicono anche che è una fervente ammiratrice del papa. Le fotografie di Lynndie mi avevano molto impressionato e mi avevano fatto pensare a un vecchio album di famiglia: c’era una sorta di indefinibile complicità. Un’inquadratura o una posa all’antica. La stanza della tortura come un rifugio. Un’isola di serenità in un mondo che cambia troppo in fretta. Tentare di capire un non-è-affatto-un-mostro ci rende più umani? La guerra in Iraq fu un grande evento degli inizi di questo secolo perché si trattava di fare in modo che la democrazia attecchisse anche nei paesi totalitari. C’è stata anche la crisi. La più grande crisi economica dagli anni venti perché degli americani poveri volevano comprarsi una casa. La crisi ha fatto sì che si diffondessero nuove espressioni che non capisco: titolizzazione e derealizzazione dei derivati e norme prudenziali. Altre parole sono diventate obsolete cioè ancora comprensibili ma senza avvenire: conversazione e passeggiata e amicizia. La conversazione fu sostituita dallo scambio perché è importante che in un mondo globalizzato la gente possa scambiare idee nuove. La passeggiata dall’escursione che richiede più sforzi e determinazione e per questo si inquadra meglio nel secolo nascente. L’amicizia dall’intimità perché solo l’intimità permette di confondersi con l’altro. Allo stesso modo non si dice più povero bensì svantaggiato. Ma la crisi ce la siamo lasciata alle spalle e fioriscono gli scambi commerciali con i nuovi paesi membri. Compriamo lupi agli sloveni che ci comprano del roquefort. O qualcos’altro. Quasi tremila pecore sono state sbranate l’anno scorso dai lupi sloveni a quanto dicono gli allevatori. È la globalizzazione. Anche questa è una parola recente. Per un po’ le ha fatto concorrenza la parola mondializzazione ma pare che globalizzazione abbia avuto la meglio. Immagino che un giorno tra due o tre anni mia figlia mi chiederà Papà che cos’è la glolabilazione? E io le risponderò È come la monadillazione ma un po’ più glolabe. Oppure le risponderò Figlia mia oh figlia mia lo saprai molto presto.


© Patrik Ourednik