Un inedito Rabelais
Jean Montenot
Lire, n° 374, prile 2009
Se non è vero, è ben trovato. Escono quasi simultaneamente in Francia (Allia), in Spagna (Melusina) e in Italia (:duepunti) tre traduzioni di un Trattato sul buon uso del vino attribuito a Rabelais. Si tratta della traduzioni francese, spagnola e italiana della versione ceca di un originale perduto. Dobbiamo a un erudito ceco degli inizi del XVII secolo certo Martin Kraus de Krausenthal, attendente del cancelliere di Praga questa versione ceca elaborata in base, forse, a una traduzione tedesca. Si tratterebbe della «prima traccia ceca dell’esistenza di Rabelais». Quanto al suo contenuto, il trattato non desta certo sorprese in chi è di casa nelle contrade di Pantagruele e degli altri Dipsodi. I benefici del vino, infatti, sono uno dei leitmotiv dell’opera rabelaisiana. I «bevitori illustri» dall’amante del bianco vinello d’Angiò a quello, più enigmatico, della “Diva Bottiglia” di cui Panurgo si mette alla ricerca nel Quinto libro vi troveranno ragioni in abbondanza per perseverare nella loro abitudine. In quest’era di oscurantismo medico in cui, per via delle pressioni dell’industria farmaceutica, gran parte della corporazione medica vorrebbe convincere i pochi Dipsodi rimasti a rinunciare alla loro predilezione per la Diva Bottiglia e a darsi invece ai derivati del Prozac, non possiamo che prescrivere con ardore questa piccola fantasia letteraria.