“Europeana”, lampi di ventesimo secolo
Saverio Puleo
Balarm, 23 gennaio 2006
Il corpo e la forza di Europeana (:duepunti edizioni, 2005, 150 pagine, 12 euro) di Patrik Ourednik sono costituiti dal narrare senza un apparente ordine cronologico il ventesimo secolo europeo attraverso l’ottica deformante della dissacrazione. Lo scrittore ceco, accompagnato dalla sua prosa godibile e folle, senza virgole e in perenne accumulo, mette in fila, fra la tanta carne al fuoco, bombe atomiche, barbie, Millennium bug, pidocchi, locomotive, contraccettivi, numeri, e li ficca in un frullatore prima di porgerli al lettore trasformati in un mondo letterario insospettabile e coeso. Il libro, che non è né un saggio né un racconto, è caratterizzato da periodi lunghi il giusto per arrivare al punto e riprendere fiato. Ourednik mescola i due conflitti mondiali, dottrine come il positivismo, la religione tradizionale, il caos e tanto altro ancora col fine di fotografare un periodo storico ricco di troppe contraddizioni, se non di inganni, ed è compito del lettore riuscire a districarsi tra le verità dei fatti, piuttosto che tra le parole. Lampi di storia con la esse maiuscola e schegge di costume europeo, sapientemente miscelati, non possono comunque comporre un quadro equilibrato del secolo. Troppe cose restano da raccontare, e pensiamo, in ogni caso, non sia questo l’intento del libro. Ourednik, dunque, amalgama il sacro col profano, fatti solenni e episodi minori, per far intendere che la cosiddetta storia ufficiale non lo convince affatto, ed è proprio ciò che lo induce a irridere quasi tutto con la sua arte al vetriolo. La chiave di lettura di questo volume ci appare quindi questa: i dati oggettivi del ventesimo secolo, presentati attraverso la lente di un divertito umorismo, acquistano il senso di una probabile verità o sono una tesi menzognera? Forse l’autore colpisce nel segno o forse la sua è una colossale forzatura.
Una ferma posizione è difficile da prendere. Al di là di quanto già scritto, esiste, peraltro, una nota “dominante” in queste centocinquanta pagine di storia, ovvero i tragici fatti che hanno caratterizzato i due massimi sistemi totalitari del secolo scorso, nazismo e comunismo. Per descrivere l’orrore provocato da questi due cancri della storia moderna, lo scrittore cambia leggermente registro, la verve della sua scrittura si attenua divenendo ancor più distaccata, se non cinica, per niente accorata come sarebbe lecito attendersi, ponendo in risalto la stupidità portatrice di tragedie delle due dittature. Oltre che per i contenuti, il volume è da menzionare per l’aspetto grafico particolare e accattivante, che è diventato un “must” imprescindibile nelle pubblicazioni di questa nuova casa editrice palermitana. A chi di noi non è capitato almeno una volta di gironzolare fra gli scaffali di una libreria e scegliere un romanzo solo per un titolo azzeccato o una copertina che colpisce la nostra percezione? Adesso vogliamo dare un saggio della scrittura affabulatrice e fuori dalle righe di cui è capace l’autore di Europeana: «Per molto tempo ci sono state solo bambole femmine ma poi sono stati creati anche i bambolotti maschi e la bambole femmine avevano una fessurina tra le gambe e i bambolotti maschi un pisellino. E negli anni settanta ci si mise a fare bambole nere o mulatte che i genitori bianchi compravano ai figli per esprimere le loro opinioni antirazziste». Europeana è sicuramente un modo nuovo e complesso di raccontare il secolo che da non molto ci siamo lasciati alle spalle. All’estero il libro ha fatto discutere. Chissà se da noi questo corto circuito storico, che sicuramente non andrà a genio ai puristi, avrà il successo che gli auguriamo.