« Europeana » di Patrik Ourednik
Le parole degli altri, 24 maggio 2010
Ci ho messo tanto a decidere come scrivere questa recensione. Si potrebbe addirittura dire che ho avuto un blocco. Sì, dai, ammettiamolo: ho avuto un blocco. Ma perché ho avuto un blocco se invece il libro l’ho letto senza blocchi, ma anzi, me lo sono proprio gustato?
Innanzi tutto perché, sebbene Europeana. Breve storia del XX secolo sia evidentemente un libro unico – lo si percepisce già dal titolo – è però molto difficile spiegarne i motivi. E la cosa più frustrante è che invece è estremamente semplice descrivere, in teoria, ciò che è Europeana.
Europeana è un esperimento: è l’anarchia applicata alla storia.
Ecco fatto. Tutto chiaro, no?
Chiaramente no. La domanda immediatamente successiva è: in che maniera questo libro è anarchico? E quali sono i risvolti significativi di un libro di storia anarchico? E qui si è piantato il sottoscritto; per un paio di mesi.
Qualcuno potrebbe osservare che la storia non può essere altrimenti che anarchica, e questa sarebbe un’osservazione più che legittima, se non addirittura intelligente, ma io chiaramente non mi sto riferendo alla storia intesa come La Storia – quella che si compie istantaneamente – , bensì alla saggistica storica, comunemente detta “storia”. Quella in cui a scuola prendevo sempre voti bassi.
Un’altra domanda (forse meno intelligente) potrebbe essere: perché prendevo voti bassi in storia e poi mi sono andato a leggere un libro di storia?
Be’, prendevo voti bassi in storia perché era noiosissima; una palla terminale. Perché era un affastellamento di date e di nomi di luoghi e persone assolutamente privo di vitalità. Perché tutto questo ordine, tutta questa coerenza, aveva un sapore così smaccatamente marziale. D’altronde si parlava quasi solo di guerre e se mai c’è stato un argomento che mi ha sempre fatto letteralmente schifo, questo è senza dubbio la guerra.
Ma è stato attraverso Europeana che ho davvero capito cos’è che a pelle (a palle?) non mi andava giù nella storia. La storia, così come ce la fanno studiare, così come ci viene narrata, la storia per così dire accademica, è un falso storico. È completamente innaturale. La storia accademica, la storiografia (e l’etimologia di questa parola già contiene in nuce tutto il mio discorso) è un dominare, un incasellare, un ordinare ciò che invece è avvenuto spontaneamente.
Tutta roba che va ampiamente contro il secondo principio della termodinamica.
Io, che già sono di indole insofferente verso qualunque forma di istituzione, gerarchia, eccetera, figuriamoci se mi entusiasmavo a studiare ‘ste cose!
L’altro motivo del mio blocco è che c’è tantissimo da dire. Questo libro mi ha stimolato un’infinità di pensieri. E uno non sa mai da dove diavolo partire. Cioè, uno non sa mai che ordine dare al tutto…
Proprio rimuginando su questa idea di ordine, di inizio, di svolgimento e di fine (cosa per altro inculcataci sempre dall’accademia) ho avuto un’epifania: l’unico modo per far davvero percepire la poeticità dell’esperimento di Europeana è riprodurre, per quanto possibile, lo stile di Ourednik, abbandonando così ogni velleità di controllo sulla sequenza logica delle proprie riflessioni. Ovvero: scrivere la recensione in maniera anarchica.
E allora: ‘fanculo incipit, svolgimento, fine. ‘Fanculo la storia. Pronti?
(Ah! Se a scuola mi avessero dato un libro come Europeana allora sì che mi ci sarei divertito come un matto con la storia! Certo poi le interrogazioni sarebbero state alquanto confuse…)
(Fra parentesi: per chi si rivede nelle mie riflessioni sulla storiografia, per chi si annoia con l’0rdine accademico, va comunque sottolineato che l’argomento di questo libello, questo famigerato XX secolo, è senza dubbio il secolo più importante per la nostra storia personale – non foss’altro perché ci siamo nati, a meno che questo blog non sia visitato da ragazzini davvero precoci –, dunque buona cosa è farsene un’infarinatura ed Europeana è un modo davvero sublime per farlo.)
E la prima cosa che colpisce nel leggere questo libro è che Ouredink decide di sua spontanea iniziativa di abolire le virgole. Sembra quasi una meta-dichiarazione che nella Storia non esistono subordinate e probabilmente da qualche parte qualcuno l’avrà anche detta una cosa simile e magari è passata inosservata. E comunque pure se nessuno l’ha detta adesso l’ho detta io. E per ovviare a questo problema dell’assenza di virgole la maggior parte delle frasi inizia con la congiunzione E. E anche questo dà parecchio da pensare perché fa un effetto che all’inizio un po’ disorienta perché il libro appare come una sommatoria non convergente di eventi e di aneddoti.
Ma c’è di più. Ourednik non si limita ad abolire le virgole bensì decide di fare a meno di qualsiasi forma di consecutio temporum. Fra una frase all’altra possono passare 50 anni di tempo senza che a Ourednik gliene freghi qualcosa. In una sola pagina di questo libro potete ritrovarvi a seguire le vicende di un poveraccio in trincea nel 1916 e poi subito dopo a leggere del famoso baò der millennio come lo chiamavano sul Vernacoliere all’epoca.
Si potrebbe dunque dire che Europeana è una sorta di libro anarco-agglutinante. Ed è proprio questa sua caratteristica agglutinante “a salti” che ti pone di fronte al vero valore dell’individualità dell’evento.
Mi viene quasi da dire che nella Storia esistono innumerevoli eventi simultanei e che di fatto non esiste precedenza nella Storia. È solo a posteriori che alcuni decidono chi e cosa sono meritevoli di essere inseriti nei saggi e nei testi che andranno a costituire la nostra memoria collettiva. La nostra memoria collettiva è quindi drammaticamente selezionata da altri. Cioè la storia canonica ci è sempre stata propinata tramite un presuntuosissimo taglio “top-down” come se fosse ovvia la rete di nessi fra la miriade di eventi e non un prodotto intellettuale a posteriori. Europeana invece ha un approccio completamente opposto ovvero “bottom-up”.
A pensarci bene non avrebbe molto senso scrivere l’ennesimo libro di storia scritto come tutti gli altri se uno non trovasse un motivo davvero importante per farlo. E probabilmente Ourednik non ha fatto altro che realizzare questa cosa prima di mettersi a scrivere il suo libro di storia. Per questo Europeana è una storia che non ha una storia. D’altronde La Storia nella realtà è così. Perché la realtà complessiva si condensa solo in forme individuali prive di nessi e di logica aprioristica. E quindi la storia di Ourednik è una storia che si frammenta nei suoi infiniti aneddoti diventando la storia di se stessa in un vortice autoreferenziale.
Storie di sconosciuti individui che nessuno ha mai pensato degne di essere narrate ma che invece mettono in luce perfettamente le contraddizioni e i chiaroscuri della realtà molto meglio di quanto non faccia l’accademia. L’ufficiale tedesco della prima guerra mondiale che invia ai superiori le foto del genocidio armeno – pg. 48 - dicendo che la vergogna si abbatteva sul popolo tedesco e che i tedeschi avrebbero fatto bene a scegliere meglio i loro alleati (!) oppure il soldato bretone che va in infermeria perché una pallottola gli aveva fatto saltare un dito e il medico lo denuncia e lo fa fucilare perché ritiene antipatriottico marcare visita per una ferita tanto insignificante – pg. 111 – o ancora quel tedesco che impazzisce perché gli dicono che il sapone con cui si lavava era fatto col grasso della sua ex-amante ebrea – pg. 36. Storie minori la cui somma è il XX secolo. Storie minori che non sono subordinate a nessuno.
Storie che fanno La Storia ma non la storiografia.
Infatti i grandi personaggi del XX secolo non vengono mai menzionati ma sono sempre sullo sfondo. Perché la storia dei grandi nomi e dei grandi eventi la puoi andare a trovare ovunque non serve certo Europeana per farlo. La storia in Europeana la ricavi dalla somma. La domanda allora viene spontanea: qual è il rapporto fra il tutto e la somma delle sue parti? Il tutto può esser visto come la storia accademica mentre la somma delle parti può esser vista come tutte le innumerevoli e vaste vite di tutti contemporaneamente.
Europeana dunque ti pone costantemente la domanda Che cosa è la storia? Una somma di piccoli punti o un’attesa che si condensino grandi eventi? Facendo di nuovo un parallelo con la termodinamica conta più la pressione che è una quantità macroscopica derivante dalla media di tutte le velocità microscopiche o conta di più la velocità di ogni singola molecola? Questa è una dicotomia irrisolta. Per alcuni conta il microscopico da cui si può risalire sempre al macroscopico mentre per altri conta solo ciò che sopravvive quando si fa una media e che è dunque più grande e importante della somma dei singoli che l’hanno generata.
E chi ha studiato bene la fisica sa che i due mondi non si collegano affatto senza soluzioni di continuità. Chiunque ci provi troverà delle cosiddette singolarità che continuamente vanificheranno i suoi sforzi. I due mondi sono davvero separati ed Europeana dimostra la stessa cosa nella storiografia. Per questo oso dire che è un capolavoro. Ma anche perché è divertentissimo.
Infatti gli assurdi accostamenti di Ourednik a volte diventano quanto di più incongruente ci sia ma siccome tutto è sempre narrato con il massimo distacco alla fine ti viene da ridere o hai la netta sensazione che Ourednik ti sta prendendo per i fondelli. E anche questa è un’altra ricerca stilistica perché sono proprio l’incongruenza e il distacco ad introdurre un forte elemento di ironia e di sdrammatizzazione del tutto. Ed ecco che si compie la magia dell’aver tolto cose come le virgole e la logica temporale e qualunque forma di opinione personale ma aver prodotto qualcosa in più. Qualcosa di diverso e di nuovo. Sottrazioni che ironicamente danno risultati maggiori.
E Ourednik decide anche di mettere delle didascalie di poche parole a margine delle pagine. Le didascalie non sono mai più di 3-4 per pagina e condensano un passaggio più ampio in uno slogan come per esempio Sperma di qualità superiore quando parla del fatto che le donne potevano ordinare lo sperma sull’Internet scegliendo e pagando in base a tutta una serie di parametri relativi ai donatori. E queste didascalie non fanno che aumentare il senso di ironia e sarcasmo sottolineando anche il grottesco di tutto ciò. Il senso generale del libro è chiaramente un senso tragicomico.
Alcuni potrebbero dire che è un libro che si basa solo su dei luoghi comuni e su degli stereotipi. E probabilmente è un’affermazione vera come del resto è vero che i luoghi comuni e gli stereotipi fanno parte della nostra vita. E forse Ourednik non sta facendo altro che tentare una loro riabilitazione. Proprio perché è dal basso che Ourednik compone il suo XX secolo.
Un mosaico in cui tutti si possono ritrovare in almeno qualche tessera. Un mosaico in cui ogni tessera è una storia e la somma delle tessere è la storia.
Dopo un po’ che si legge Europeana si viene proprio rapiti dalla grande ironia e dal suo allegro e anarchico e anti-accademico saltellare di palo in frasca. Perché l’ordine e la successione non sono importanti. Ciò che è importante è venir sopraffatti dalla moltitudine. Realizzare che esiste la moltitudine.
L’atemporalità che deriva da tutti gli accostamenti incongrui e dai salti temporali è anche forse un altro messaggio di Ourednik. Io lo leggo come la morte della storia. D’altronde da qualche parte qualcuno ha sicuramente detto che la storia è morta con la fine del XX secolo perché da adesso in poi con i mezzi tecnologici la storia è scrivibile in tempo reale e quindi muore il classico concetto di storia quello in cui prendevo i voti bassi.
È l’attuale passaggio dalla parola all’immagine. Ourednik lo sa bene e precisamente per questo motivo non segue nessun filo logico se non la sua amata anarchia. Un cut-up di immagini. Che poi va detto che questa è un’anarchia multidisciplinare perché Europeana tratta di tutto dalla nascita della psicoanalisi all’invenzione del reggiseno al salutismo a scientology all’Internet.
Le parole che più si ripetono nel libro oltre alla congiunzione E sono Nazismo e Comunismo a riprova del fatto che i due regimi totalitari più forti e schiaccianti del XX secolo sono e resteranno per sempre i due fatti più aberranti che gli Europei siano mai riusciti a creare.
Questo è un libro che andrebbe citato tutto per intero per dare un’idea precisa di come funziona. Che è un po’ come consigliare di leggerlo. In effetti questa mia recensione non dà per nulla l’idea di come funziona Europeana e rileggendo le citazioni da me scelte per il blog mi sembra di non avergli fatto per niente un favore a Ourednik. Anzi forse l’ho anche un po’ svilito perché le citazioni che più mi colpivano ovviamente erano quelle sulle aberrazioni del nazismo e del comunismo che però ti colpiscono ancora di più perché arrivavano come un fulmine a ciel sereno in mezzo a mille altre storie che non c’entrano nulla. Citarle su questo blog ha diluito l’effetto di “mine vaganti” che nel testo era veramente micidiale oltre al fatto che si possono leggere una di fila all’altra annullando completamente il principio anarchico di Ourednik. È stato attraverso i commenti del caccialupi che è il nostro lettore più assiduo che mi sono reso conto che l’idea di citare da Europeana non solo non rende giustizia al libro ma forse lo danneggia proprio.
Ma anche questo mi è servito. Infatti è proprio da questa vicenda che ho deciso di cambiare la gestione delle citazioni del blog. Prima mettevo citazioni sempre dallo stesso libro che stavo leggendo e quindi potevano passare 20 giorni in cui in homepage si leggevano citazioni dello stesso libro proprio com’è accaduto con Europeana mentre da adesso in poi le citazioni saranno sempre da due o tre libri contemporaneamente. Così almeno c’è un po’ di varietà.
E notate pure la grande ironia del sottotitolo Breve storia del XX secolo che fa il verso al famosissimo libro di Hobsbawm Il secolo breve (1914-1991) a riprova del fatto che Ourednik ti fa lo sgambetto da tutte le parti. Su un blog simpatico infatti leggo “…se pure è vero che Ourednik è uno a cui piace prendere per il culo la gente, lettori inclusi, devo dire che farmi prendere per il culo da Ourednik m’è piaciuto abbastanza.” Non posso che concordare appieno.
Mi sono a lungo chiesto come Ourednik sarebbe uscito dal tunnel di questa assurda sommatoria e la cosa geniale è che ne esce fuori indenne. Ne esce fuori senza strappi. Con l’indifferenza che caratterizza tutta l’opera e una tranquillità che dimostrano una classe superiore. Il finale è addirittura beffardo.
Europeana è un nuovo modo di fare letteratura storica che nasce e contemporaneamente muore perché nessuno recepirà questo messaggio.
Europeana è l’epitaffio della storia.