Istante propizio, 1855
Traduzione di Elena Paul
:duepunti edizioni, Palermo, 2007
Diritto numero uno, numero due, numero tre. Diritti! Con che diritto mi si vogliono attribuire diritti?
L’uomo nasce libero, e ovunque è in catene, dice Rousseau. Certo. E poi? Instaurazione di un ordine nuovo, tirannia del popolino. Cretini assetati di sangue che sfruttano ogni pretesto, in mancanza di ragioni, tagliagole che pretendono di eliminare i nemici del popolo quando massacrano i migliori, predoni dei beni pubblici in nome del bene nazionale, incendiari che parlano di patriottismo e devastano il paese. Solo gli ubriaconi furono sinceri: dichiararono di aver sete e fecero buchi in tutte le botti che incontrarono. Stimiamo gli ubriaconi per la loro franchezza e teniamoci alla larga dagli assassini che hanno per parola d’ordine la rivoluzione. Stimiamo gli ubriachi per il loro passo incerto: chi barcolla non uccide.
Il mondo è pura follia. L’uomo nasce in catene. In un mondo di odio e desolazione. Cercando nel gelo l’ingresso del luogo in cui si spurgherà. Pochi desiderano di essere degli assassini, pochi si rifiutano di uccidere. Senza fine il male infesta la Storia. Carri che arrancano su strade fangose.
19 marzo
Alla riunione c’era meno gente del solito. Zeffirino e Gorand non sono venuti. Mancavano quindici o venti francesi e molti più tedeschi. Gli italiani erano i più numerosi. Gli slavi, che si sono messi di colpo a parlare tedesco mentre riempivamo le botti, sono venuti per la prima volta. Gli egualitaristi eletti si chiamano Allegret Jean e Allegret Roland, Penot, Roche, e Dumas. Sono tutti giovani, hanno i capelli lunghi, un po’ come gli aristocratici e certi anarchici. Jean e Roland sono gemelli.
Dumas ha preso la parola e ha dichiarato che se lui e i suoi amici si sono candidati al consiglio, è per salvare il salvabile. Ha detto che la traversata sta per finire e che sarebbe bene chiarire qualche questione prima di iniziare la seconda parte del viaggio. Che, come gli ultimi giorni hanno dimostrato, certi coloni non vogliono più continuare il viaggio verso Fraternitas e contano di fermarsi a Rio de Janeiro o andare in Argentina o negli Stati Uniti. E che sarebbe meglio sentire i coloni uno per uno per sapere come regolarsi. Quando sapremo chi rinuncia a continuare il cammino, razioneremo i viveri della riserva e la cassa comune secondo le somme a cui ciascuno ha diritto. Gli altri, invece, consegneranno i loro risparmi e i loro effetti personali all’amministrazione comune prima dell’approdo in modo che si sappia chiaramente su chi si può fare affidamento. Ha detto che lui e i suoi amici hanno redatto una dichiarazione sull’onore che ognuno dovrà firmare prima di intraprendere il viaggio sulla terraferma. Quelli che non sanno scrivere daranno procura a qualcun altro. E si dirimerà ogni questione con un voto, che sia inclusa o no all’ordine del giorno. In caso di parità di voti, si tirerà a sorte. Tutti i coloni maggiori di 13 anni avranno diritto di voto, i voti dei più piccoli saranno accreditati ai genitori o a qualunque altra persona di loro scelta a patto che i giovani coloni sappiano già parlare. Inoltre proponevano che le riunioni diventino veramente obbligatorie in modo che nessuno possa dire che non era al corrente. Se qualcuno si assenta senza un serio motivo (malattia) sarà privato di cibo l’indomani. In caso di recidiva, sarà isolato per ventiquattr’ore dalla collettività, in caso di seconda recidiva, escluso dalla colonia.
Ha detto che se siamo d’accordo con queste proposte, lui e i suoi amici faranno domani una nuova lista di coloni e la sera leggeranno la dichiarazione sull’onore. Chi sarà assente o si rifiuterà di firmare sarà cancellato dalla lista. Poi effettueremo la divisione dei beni comuni. Il giorno seguente, cioè, dopodomani, ci ritroveremo tra noi e potremo dunque procedere a dirimere tutte le questioni importanti.
Ha detto che se queste proposte non ottengono l’adesione dei presenti, rassegnerà stasera stessa le sue dimissioni a nome suo e dei suoi compagni perché non vede cos’altro potrebbe proporre alla nostra collettività. E ha detto Viva la nostra colonia libera, viva la fratellanza tra i popoli, grazie.
Il suo intervento è durato a lungo perché l’ho dovuto tradurre in italiano e Agottani in tedesco. Alla fine c’è stato un momento di silenzio senza che nessuno parlasse. Poi Desmarie ha preso la parola e ha detto che personalmente le proposte degli egualitaristi gli sembravano appropriate, ma con la clausola che valgano solo fino all’arrivo alla colonia, dopo di che gli Statuti del Fratello maggiore entreranno pienamente in vigore e tutti gli emendamenti o le modifiche dovranno essere concordate con lui. Allora Decio ha detto che senza voler fare il passo più lungo della gamba, non è realistico pensare di poter fare appello al Fratello maggiore visto che fino ad ora ha visitato la colonia una sola volta e che scrivergli in Europa ogni volta che si presenta un problema e aspettare la risposta sembra una cosa difficile. E che in fin dei conti saremo comunque noi a vivere nella colonia e che spetterà a noi raggiungere l’intesa. Allora Dumas ha detto che era veramente prematuro voler risolvere adesso questioni simili e che soprattutto è importante imporre un ordine alla collettività, adesso e non tra un mese. Decio ha detto che è contro quest’idea del cibo, che rifiutare di dar del cibo a qualcuno è indegno. Dumas ha detto che naturalmente se ne può discutere, ma non troppo a lungo, altrimenti ancora una volta non si concluderà niente. Domenico ha proposto che nel caso in questione si venga esclusi direttamente, ma che si dia da mangiare. Argia ha chiesto se avere le lune sarà considerato come una malattia. Dumas ha detto che non avevano preso in considerazione dettagli del genere, ma che si potevano trattare caso per caso. Un tedesco ha preso la parola per dire che con la luna piena sua moglie diventa sonnambula. Dumas ha detto che non capiva il nesso. Il tedesco ha detto che credeva che la signora italiana si riferisse a questo. Argia ha detto che non era una signora. Agottani ha detto che il tedesco non aveva detto dame ma frau e che voleva dire una donna qualunque, e che era stato lui a tradurre signora. Argia ha detto che il fatto che non era una signora non significava neppure che era una donna qualunque. E che aveva fatto la domanda per tutte le donne, anche tedesche. Dumas ha detto che aveva già risposto alla domanda e Umberto ha detto che quando le donne hanno le lune sarà meglio per tutti che se ne restino a casa. Il tedesco ha detto che non voleva affatto urtare la frau italiana e Cattina ha detto che era un’osservazione tipicamente maschile e Umberto le ha detto di non prendersela per così poco. Cattina ha detto che non lo diceva per lui ma per Umberto e Umberto ha detto Che vi dicevo? e ha riso. Visto che non traducevo più, Dumas mi ha chiesto di che si parlava col tedesco e che c’era da ridere sulla sua risposta, perché aveva voglia di ridere anche lui. Ho detto che c’era stato un malinteso che aveva prodotto un effetto comico. Dumas ha detto Ah sì, ma aveva un’aria contrariata e Roland Allegret ha detto che ora che ci eravamo svagati un po’ potevamo tornare alle cose serie.