Istante propizio, 1855
David Frati
Mangialibri, 2007
Cuneo ma ha origini cosmopolite, che immagina di fondare una colonia in capo al mondo nella quale un manipolo di uomini e donne possano vivere secondo i dettami del socialismo e dell’anarchia, suscita invece profondo interesse in tutta Europa. L’uomo individua l’area adatta in Brasile, fonda una “Società per la creazione e lo sviluppo della colonia libera Fraternitas”con sede a Lione, salpa per il Sudamerica e lì negozia condizioni favorevoli con il governo locale - che ha fame di coloni. Fondata Fraternitas, si dedica a sostenere e diffonderne la causa in giro per il mondo. Nel frattempo le condizioni a Fraternitas si fanno difficili, e l’arrivo di un’altra nave di coloni dall’Europa reduci da una traversata durissima fa implodere la colonia, che si sgretola sotto il peso di illogicità politiche, beghe personali e problemi pratici: razzismo, povertà, carenza di donne, riunioni interminabili, tragici equivoci, aspettative irrealizzabili, ipocrisie, incoerenze. Quando il fondatore torna a Fraternitas è ormai troppo tardi, è il sogno è svanito...
Torna Patrik Ourednik – poeta, scrittore e traduttore ceco trapiantato a Parigi – con un libro palesemente ispirato alla figura dell’agronomo rivoluzionario Giovanni Rossi e al suo progetto di Comune anarco-comunista datato 1878 e realizzato dapprima nei pressi di Cremona con il podere Cittadella (con scarsi risultati) e poi in Brasile con la comunità “La Cecilia”, fondata nel 1890 a 100 km da Curitiba. Lo stesso Rossi ebbe già a documentare il fallimento della visionaria iniziativa, travolta da egoismi, disonestà e difficoltà logistiche nel volume Il Paranà nel XX secolo - Utopia (1895), ma Ourednik torna sulla vicenda col suo approccio appassionato e ironico. La struttura innovativa e cangiante del romanzo (la vicenda è narrata attraverso una lettera d’amore del 1902 da parte del fondatore della colonia anarchica, che racconta una vita intera, una passione politica ed eventi di più di mezzo secolo prima, un diario del difficile viaggio da Parigi al Brasile datato 1855 e scritto da un colono italiano, e infine quattro diverse versioni sempre più sintetiche e frammentarie delle vicissitudini dei coloni nel presunto paradiso terrestre di Fraternitas) colora la lettura di sfumature inattese, e la rende una fascinosa avventura tra le contraddizioni e le miserie umane prima che una carrellata sulle romantiche incongruenze del socialismo utopistico di fine ’800 con il suo sogno di colonie libertarie, purtroppo mai realizzato pienamente.