Un inedito Rabelais (Prefazione al libro)

Publié le mardi  4 septembre 2012


Un inedito Rabelais

« Ecco dunque un nuovo Rabelais ». Marcel Schwob


Rabelais è sempre nuovo. È un classico che resiste a ogni accademia, amato, riletto, saccheggiato, emulato, contraffatto e riscritto da generazioni, i suoi sono libri per l’isola deserta, per l’isola che non c’è. Come non sorprese i lettori di Laurence Sterne che sul finire dell’Ottocento a Parigi Paul Stapfer pubblicasse in francese un frammento inedito dell’autore la cui versione originale inglese sembra irrimediabilmente perduta, come non stupì gli studiosi di Empedocle che alla fine del Novecento all’Università di Strasburgo Alain Martin e Oliver Primavesi trovassero ignoti papiri del filosofo arrotolati a sostenere gli addobbi floreali di una corona funebre ; così ora non stupisce noi – ma ci procura meraviglia e, per così dire, ci inebria – che nella Biblioteca del Museo Nazionale di Praga si scopra il manoscritto di un Trattato sul buon uso del vino attribuito a François Rabelais nella versione ceca di un certo Martin Carchesius, alias Martin Kraus de Krausenthal, ricco e cólto funzionario che pubblicò alcune traduzioni nei primi anni del Seicento.

Riprendiamo qui l’edizione moderna del manoscritto, stabilita e annotata da Patrik Ourednik (Pojednání o případném pití vína, totiž velikém & ustavičném, pro potěchu ducha & těla & proti všelikým chorobám oudů zevnitřních i vnitřních, sepsané ku poučení & užitku brachů mokrého cechu mistrem Alcofribasem, vrchním číšníkem velikého Pantagruela, Volvox Globator, Praga 1995) in contemporanea con la versione francese dell’opera (François Rabelais, Traité de bon usage de vin, tradotto dal ceco da Marianne Canavaggio, presentato da Olga Spilar e annotato da Patrik Ourednik, Allia, Paris 2009) che in qualche modo rende il testo all’idioma originario.

Rabelais non è nuovo alle attribuzioni.

Così fu per due testi apparsi con il nome di Seraphino Calbarsy, noto anagramma rabelaisiano : La Grant Pronostication pour l’an Mille cinq cens quarante et ung, il cui manoscritto fu ritrovato nel 1980 da Michael A. Screech negli archivi del Museo Nazionale di Budapest e anche per la Grande et vraye Pronostication nouvelle pour l’an Mil.CCCCC.XLIIII, pubblicata nel 1947 da Lucien Scheler.

Come ci informa Henry Emile Chevalier (Rabelais et ses éditeurs, A. Aubry, Paris 1868), già dal 1576, dopo poco più di un decennio dalla morte del nostro, le Œuvres pubblicate in tutta Europa comprendono già scritti e opuscoli di varia provenienza, e codificano la versione del Gargantua et Pantagruel che include il quinto libro, pubblicato per la prima volta postumo, nel 1564. Da allora è invalso l’uso, che qui abbiamo mantenuto, di indicare le parti dell’opera come Primo libro (Gargantua), Secondo libro (il primo del Pantagruel) ecc.

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