L’Apocalisse non è la fine
Il mondo al capolinea di Ourednik
Roberto Artigiani
Lettera 43, 16 Ottobre 2011
Adattarsi e cambiare: a tutti spetta farlo prima o poi. Resta da decidere se farlo da protagonisti o da vittime. Subire la trasformazione o cercare di cavalcarla sembra essere il tema dominante delle novità in libreria, che si distinguono anche per la notevole offerta di generi.
I personaggi di Oggi e dopodomani, di Patrick Ourednik, sono alla prese con il cambiamento definitivo, l’imminente fine del mondo, e sono ancora costretti a riflettere sul fine della vita, e sulla fine della stessa. Asteryos Polip, protagonista dell’omonima graphic novel di Mazzucchelli, si ritrova a fare il meccanico, dopo l’improvvisa deflagrazione della sua precedente vita, vissuta da grande architetto. Perfino i libri, e la loro essenza fisica, sembrano avviati a una mutazione di senso e scopo, come suggerisce Bruce McCall. Tra lampi di ironia e qualche momento di amarezza, il cambiamento arriva senza chiedere il permesso.
La fine del mondo è adesso
Cinque uomini in una stanza e il nulla fuori. La tanto temuta fine del mondo è arrivata, senza fare tanto clamore, e i personaggi sono gli unici che restano. Chiusi dietro una porta senza maniglia, incerti sul da farsi, i cinque capiscono che non resta altro che riflettere e porsi domande «seriamente oziose, oziosamente serie».
La “fine” è un concetto che serve agli uomini per comprendere la vita, ma un “fine” è quello che le dà un senso vero. Nello scarto tra le due accezioni del termine è compreso Oggi e dopodomani, un’ironica pièce teatrale che rispetta il concetto classico di unità di tempo, luogo e azione. Patrick Ourednik, ceco, ma residente a Parigi, è redattore e traduttore di enciclopedie, romanziere e autore teatrale. Ha posto l’Apocalisse in una stanza per raccontare un’umanità piccola e persa.