Tutto il Novecento in centosessanta pagine
Seia Montanelli
Corriere nazionale, 1 Dicembre 2011
“Europeana. Breve storia del XX secolo” di Patrik Ourednik affronta la fine del millennio.
Tutto il Novecento in centosessanta pagine. O meglio, tutto il Novecento in un’ora e mezzo, perché tanto ci vuole a leggere Europeana. Breve storia del XX secolo (:duepunti edizioni 2005-2011, trad. it. Elena Paul, 20 €) di Patrik Ourednik: una volta iniziato non si può più smettere, tutto il nostro passato ci viene sciorinato sotto gli occhi nei suoi dettagli più insignificanti e negli eventi mondiali: guerre, genocidi, bombe atomiche, sono raccontati con la stessa monocorde vivacità con cui si parla dell’invenzione del reggiseno e della Barbie; abolita la punteggiatura e il senso cronologico degli eventi, il flusso di coscienza vorticoso e incessante che viene fuori, insieme a uno sguardo apparentemente acritico e quasi ingenuo, nel suo essere del tutto obiettivo, rende ogni cosa straniante ed estranea, quasi una nuova prospettiva sulla Storia, o forse un modo altro di raccontarla per prenderne le distanze e considerare tutto nella sua tragica banalità.
E ci sono milioni di uomini e donne nella storia del novecento raccontata dallo scrittore praghese ma parigino di adozione, uomini e donne senza nome, nessun personaggio, solo persone e tanti dati, cifre, statistiche. La data d’inizio del secolo è quella dell’attentato che scatena la prima Guerra mondiale, 28 giugno 1914, con l’uccisione a Sarajevo dell’erede al trono d’Austria-Ungheria, mentre una fine non c’è, potrebbe essere il crollo del muro di Berlino, ma non ci sono indicazioni in questo senso e il libro si chiude senza finale, con la sorprendente ammissione che, nonostante sia stata presa in giro per tutto il libro, la Storia continua a essere fatta dagli uomini, senza nemmeno tenere in considerazione le teorie sulla sua fine, per cui la tecnica e la scienza avrebbero consentito un comfort tale per le abitudini degli uomini, da garantire per sempre la democrazia e la stabilità. Ma la Storia se ne infischia delle teorie e poiché ripete se stessa, il Ventunesimo secolo non appare migliore del precedente. E così non ci resta che aspettare un altro capolavoro di sintesi da Patrik Ourednik.